Fra i progetti di Boglione la bandiera più grande d’Italia
SANTENA Dalla creazione di un campus universitario all’interno della Cascina Nuova a mostre ed eventi di respiro nazionale nel complesso cavouriano, passando per l’installazione di un palo alto 51 metri su cui far sventolare la bandiera tricolore più grande d’Italia. Dopo i primi otto mesi necessari a prendere contatto con la realtà della Fondazione Cavour, il presidente Marco Boglione lancia una serie di progetti che puntano alla crescita di immagine del castello Cavour e del futuro museo nazionale e a un ulteriore rafforzamento della rete di soggetti coinvolti all’interno del complesso. Ha svelato i suoi piani durante la cerimonia del Premio Cavour conferito domenica al giornalista Giovanni Minoli. L’inaugurazione del Museo si avvicina velocemente, quindi Boglione ha deciso di premere sull’acceleratore. Si attende soltanto il collaudo dei lavori e la data su cui la Fondazione sta lavorando per il taglio del nastro è quella del 17 marzo, nella speranza che possa partecipare anche il presidente Sergio Mattarella.
In questi mesi Boglione ha quindi cominciato a ragionare su una serie di progetti collaterali: «Vorrei avere qui a Santena, dove si è fatta la nazione, il tricolore più grande d’Italia – getta la prima “bomba”, come lui stesso la definisce, durante il discorso introduttivo del Premio Cavour – Non solo: con l’apertura del Memoriale su Cavour dovremo portare nel complesso delle iniziative di rilievo. Non siamo la Reggia di Venaria, ma possiamo ritagliarci il nostro spazio per mostre ed eventi di carattere nazionale. Basta vedere ciò che da anni riescono a fare realtà come il castello di Pralormo». Per quanto riguarda il tricolore, scende nei dettagli il direttore della Fondazione, Marco Fasano: «L’intenzione è di mettere insieme una serie di realtà imprenditoriali che finanzino l’installazione all’interno del complesso di un palo di 51 metri, altezza che evoca l’età in cui morì Cavour, su cui verrà issato il tricolore più grande d’Italia. Il luogo in cui posizionarlo non è ancora stato definito e molto dipenderà dalle autorizzazioni della Soprintendenza». Ma la novità che costringerà la Fondazione a un lavoro davvero importante riguarda il recupero della Cascina Nuova, al confine del parco Cavour verso la circonvallazione. «Mi piacerebbe creare lì dentro un campus universitario – spiega Boglione – Gli studenti di varie facoltà troverebbero una serie di laboratori in cui fare ricerca e avrebbero a disposizione anche delle camere per soggiornarvi». Proprietario dell’immobile è il Comune di Torino. Nel 2012 l’allora vicesindaco del capoluogo, Tom Dealessandri, aveva immaginato al suo interno un presidio di Slow Food, ipotesi poi tramontata. Dopodiché, nel 2015 il sindaco Ugo Baldi aveva avviato un dialogo con Torino per avere la cascina in comodato d’uso, senza però arrivare alla definizione di un accordo. Lì dentro il primo cittadino ci vedeva lo spostamento dello biblioteca e un centro per la promozione dei prodotti locali e per lo studio di coltivazioni sperimentali. Il complesso rurale risale all’Ottocento. Comprende un fabbricato con abitazioni, stalle e fienili nell’ala verso via Tetti Agostino, di fronte alla scuola media; una tettoia per il ricovero dei mezzi agricoli di oltre 450 metri quadrati verso il parco; un altro deposito, in parte chiuso, verso la circonvallazione. Al centro un ampio cortile con un bel pozzo ottocentesco. Quando cinque anni fa Santena si era fatta avanti con Torino, la Fondazione non era interessata alla cascina: non aveva la capacità economica per occuparsene. Ora lo scenario sembra essere cambiato. Visti gli ottimi rapporti di collaborazione con l’Università, Boglione è convinto che quel complesso rurale si possa recuperare, attraverso l’arrivo di fondi dagli enti superiori e dall’Europa.
«Oggi la cascina versa in uno stato di abbandono ma rappresenta un patrimonio importante – aggiunge Fasano – Vorremmo ristrutturarla per creare all’interno un laboratorio permanente a disposizione delle facoltà di storia risorgimentale, di agraria, di scienze politiche, di architettura e di scienze naturali. Lì si potrebbero portare avanti degli studi sugli asparagi e sulle pesche a spalliera, oppure sul patrimonio arboreo del parco». Accanto ai laboratori troverebbe spazio anche un ricovero per gli studenti. «Se ci lasciano recuperare anche la tettoia, avremmo a disposizione una superficie davvero ampia – spiega il direttore della Fondazione – Allora ci sarebbe posto per creare delle camere per ospitare i ragazzi in arrivo da fuori regione. L’Università è favorevole al progetto, che porterebbe lustro sia a loro sia a noi». Con il Comune di Torino il dialogo è stato avviato e nei prossimi mesi entrerà nel vivo, sperando che le elezioni amministrative della primavera 2021 non ne causino un rallentamento.