Raffaele Ruberto, Prefetto di Torino, in rappresentanza ufficiale del Governo italiano
Grazie, un caro saluto a tutti. Dopo che hanno parlato coloro che sono i padroni di casa, in qualche modo, parla quello che è l'ospite. Sarò un ospite di eccellenza perché nella giornata di oggi sono appositamente delegato dalla Presidenza del Consiglio Ministri a rappresentare il Governo in queste importanti celebrazioni ma io mi sento un ospite comunque. Mi sento un ospite a Torino, mi sento un ospite nelle città dove ho svolto l'attività di Prefetto.
Un ospite privilegiato in un certo senso perché se parliamo di Cavour, anche noi in Prefettura abbiamo una testimonianza di Cavour, ospitiamo lo studio di Cavour dove lavorava allorquando prima che la Capitale fosse spostata altrove, a Torino, e quindi la sede della Prefettura era la sede delle Segreterie di Stato e Cavour, anche come Primo Ministro, ha lavorato in quello studio quindi mi sento veramente un ospite privilegiato. Ospite della città, di questo territorio che ha dato i natali all’Italia. Ecco per questo sono anche onorato di essere qui presente in un'occasione come questa così importante, e una ricorrenza che chissà un giorno potrebbe anche diventare festività nazionale con una maggiore solennità ma che ha un suo peso specifico, un'importanza notevolissima perché ci ricorda che lo Stato italiano è uno Stato unitario. Oggi si celebra l'Unità. Voglio soltanto sottolineare con qualche riflessione il ruolo di Cavour, senza togliere nulla a quelle che saranno le relazioni di personaggi più illustri che, anche dal punto di vista scientifico, tratteggeranno meglio la figura di Cavour. Dico soltanto che Cavour è ritenuto, insieme con altri, uno dei padri della Patria, insieme con Garibaldi e Mazzini, ma è il padre dello Stato, è uno dei padri della Patria ma è ‘II padre dello Stato’ perché nella sua visione, ha detto stamattina molto bene, molto intelligentemente – se mi permette – il Presidente della Fondazione Marco Boglione, che Cavour era un visionario pragmatico. Mi piace molto questa idea, dico un visionario perché senza sogni non si nutre nessun grande progetto quindi era un visionario, aveva le sue visioni, però era pragmatico perché aveva la capacità, l’accortezza e l'intelligenza di realizzarli – questi sogni – quindi si rendeva conto di quali potessero essere i sogni realizzabili e costruiva un progetto, un progetto per arrivare all'obiettivo.
Questo Cavour visionario e pragmatico ha pensato quello che potesse essere l'Italia, lo Stato italiano. Ecco perché il padre della Pubblica Amministrazione con la sua riforma del 1953, poi l'unitarietà nel 1961 che ha, in un certo senso, diffuso sul territorio quella che era l’organizzazione piemontese e, con un pizzico di orgoglio di parte, dico che una delle prime istituzioni fu quella prefettizia, quindi, pensarono di istituire i Prefetti sul territorio nazionale. Come ho sottolineato stamattina nel mio intervento, l'Unità d'Italia è stata fatta da tante componenti ma sul piano amministrativo dai Prefetti, che praticamente hanno replicato il modello di uno Stato centralista, unitario. I perfetti arrivano sul territorio delle altre regioni e nominavano i sindaci che non potevano essere eletti perché la popolazione era al 70% analfabeta, quindi, era uno Stato che si costruiva. E qual è stata l'altra gamba che ha costruito l'Italia? La scuola, le maestre, che hanno insegnato l'italiano ai ragazzi. Quindi in un paese dove si parlavano lingue e dialetti diversi alla fine si è insegnato l’italiano. La lingua è stato un elemento fondante dell'identità, così come fondante – dicevo stamattina – è la bandiera, l'Inno Nazionale, quindi Cavour ha avuto questa grande visione ed è giusto non solo riconoscerlo ma approfondire sempre di più una figura storica che probabilmente non è conosciuta dal grande pubblico in tutti i suoi vari aspetti. Anche per questo colgo l’occasione per dire grazie, dire grazie a tutti voi certamente come comunità ma dico grazie all'amministrazione Santena, dico grazie alla Fondazione Cavour per quello che avete fatto nella persona dell'attuale Presidente ma anche del precedente Presidente, l'attuale Presidente emerito, per ciò che avete fatto, per ciò che fate e per ciò che farete. Grazie ancora.