"La dimora degli avi"

Il modello di quello che era definito il “Salone delle cacce” è la Palazzina di Stupinigi;  qui ha operato Giovan Battista San Bartolomeo, intorno agli anni 1770-1777), uno degli stuccatori attivi anche a Stupinigi. Ma a Santena le cornici dilatano le dimensioni dello spazio con un taglio altrettanto sofisticato.

Negli stucchi del Salone delle cacce troviamo impasti naturali e un segno morbido, sul punto di incidere i soggetti al limite del trompe-l’oeil, con inserti di corna vere esibite come trofeo allusivo.

Oltre ai trofei con trombe da caccia e teste di leone, si era scelto il cervo come motivo centrale, con lepri, gru, foglie di quercia e nastri, fucili, e la bisaccia con le iniziali M.B., per Michele Benso.

Si trattava di un tema emblematico: la caccia era metafora della vittoria sulla natura, come la guerra sugli uomini; in più era vista come palestra di comportamento, esercizio di accortezza, inganno sapiente, emulazione, fermezza, moderazione, perseveranza.

Su quella linea emerge un intreccio elegante, luminoso, che si discosta dalla caccia cruenta per ricordare piuttosto i surtouts, presenti sulle tavole con argenti e porcellane.