Probabilmente l’Ospizio di Carità, fondato a Torino nel 1627, ingrandito e riorganizzato da Vittorio Amedeo II con il famoso editto 19 maggio 1717 che poneva sotto il controllo statale tutta l’assistenza ai poveri, prima amministrata dalla Chiesa e dai privati. Esso si trova elencato nell’articolo di Defendente Sacchi sulle Istituzioni di beneficienza a Torino («Annali universali di statistica», aprile 1835, pp. 3-54), che Cavour riassunse nel quarto quaderno miscellaneo. Nel dicembre 1833, l’Ospizio assisteva e ricoverava 3520 poveri, di cui 1640 adulti (500 erano invalidi) e 1800 fanciulli trovatelli. I poveri validi erano addetti a varie manifatture, soprattutto filatura, tessitura e ricami.
Soprannome: hôpital de la Charité
Fonte: Diari